Seleziona una pagina

“Per quanto tempo è per sempre?

A volte, solo un secondo.”

 

“Quando il giorno diventa notte e il cielo diventa mare, l’orologio rintocca sonoro e non c’è té da preparare e nell’ora più oscura, prima della mia ultima rima, lei tornerà nel Paese delle Meraviglie e riporterà le lancette dov’erano prima.”

Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska) ha trascorso gli ultimi anni seguendo le impronte paterne e navigando per il mare aperto. Al suo rientro a Londra, si ritrova ad attraversare uno specchio magico che la riporta nel Sottomondo dove incontra nuovamente i suoi amici il Bianconiglio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto (Johnny Depp) che sembra non essere più in sé. Il Cappellaio ha perso la sua Moltezza, così Mirana (Anne Hathaway) manda Alice alla ricerca della Chronosphere, un oggetto metallico dalla forma sferica custodito nella stanza del Grand Clock che regola il trascorrere del tempo. Tornando indietro nella storia del Paese delle Meraviglie, incontra amici – e nemici – in diversi momenti della loro vita e inizia una pericolosa corsa per salvare il Cappellaio.

Così in questo secondo libro, Alice va oltre la sua immagine, intraprendendo un percorso di formazione e crescita: dall’infanzia all’adolescenza, dall’adolescenza all’età adulta.

Lo specchio non parla ma mostra la realtà altra che sta accadendo nello stesso momento, una presa in diretta di una scena lontana nello spazio ma visibile nel presente. Questo permette un legame/comunicazione con l’aldilà visibile. Qui la superficie liscia, fredda e dura dello specchio diventa acqua penetrabile, che conduce ad immergersi in un mondo sconosciuto, è ricca di possibilità: si “rompe” ma facilmente si ricompone e torna a riflettere.

Lo sviluppa nella direzione di una ragazza ormai adulta che, avendo completato il percorso di costruzione della personalità, si trova pronta a fare i conti con la piena consapevolezza di avere un trascorso e con la necessità di prendere coscienza degli effetti che gli accadimenti e le scelte fatte nel passato fanno ricadere sul suo presente.
 Attraversando l’immagine, letteralmente e simbolicamente, Alice inizia il viaggio avventuroso di chi, attraverso la ricerca del passato altrui, svolge una ricerca necessaria a dare un significato all’esperienza di se stessa. In tal senso Alice è il cinema, la visione dei film che, attraverso l’esperienza di personaggi altri da noi, ci permettono di ripensare a noi stessi in maniera integrata e ci possono aiutare a ritrovarci.

Come sottolineano oggi il ritorno di interesse per il pensiero di Jung sulla genealogia familiare, il film Alice attraverso lo specchio mette al centro del suo discorso l’attenzione per la Famiglia, ma non nell’accezione del “rifugio conservativo e sicuro”, come attesta sorprendentemente il finale del film, in cui al bene della casa si preferisce scegliere quello del viaggio. La Famiglia intesa invece come insieme di affetti, indispensabile non solo per navigare con perizia in acque pericolose, ma anche per decidere con saggezza quando fare ritorno a casa. Ma anche la Famiglia come intreccio inquietante di radici inestricabili.

Questo film apre uno spazio di riflessione interessante tra il complicato rapporto tra Uomo e Tempo, l’irraggiungibilità descritta come non mai, il desiderio di vivere nell’infinito, nel  puro divenire, dell’evento in quanto tale; il tè del Cappellaio, l’eterno desiderio dell’uomo di gestire il Tempo sembra realizzarsi; l’ora del tè si prolunga all’infinito, è sempre tutto pronto ed apparecchiato, ma il tè è sempre appena stato versato e non verrà mai bevuto. L’attimo che si cristallizza rappresenta anche l’incapacità di compiere l’azione, di vivere appieno, chi si ferma nel percorso evolutivo, nella ricerca auto referenziata di sè, il tè non lo prenderà mai.

Nel film il tempo è un uomo, e questa personificazione permette un dialogo interessante con l’intera esistenza. Alice vuole tornare indietro per modificare degli eventi e rendere così il presente migliore.

Penso ai percorsi di crescita di tante psicoterapie, in cui eventi dolorosi si cristallizzano incistandosi nelle relazioni come vuoti pieni di una distanza affettiva. Penso a come ognuno desideri avere, come Alice, una Cronosfera per viaggiare nel tempo e modificare eventi che si sono rivelati poi forieri di tanti cambiamenti dolorosi. Come scriveva Epicuro: “πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός” (“Tutto scorre come un fiume”), ma non sempre questo è vero.

Nella psicopatologia si osserva spesso un congelamento del tempo rispetto ad eventi dolorosi, e proprio la terapia ha il compito di rimettere in moto “le lancette dell’orologio”, in quello che sembra essere un “tempo sospeso”.

L’adolescenza è il tempo del passaggio, un passaggio delicato in cui molti fili si annodano per formare una complessa tela.

“Adolescente” (dal lat. adoléscere), significa, infatti, “portare qualcosa a compimento”; il paradigma “Adolo, -evi, adultum, adoléscere” insegna come i tempi della vita siano tutti in connessione: il supino è l’effetto dell’adoléscere, quasi a sottolineare come per diventare “adultum” bisogna “adoléscere”.

Questo insegna Alice…non si può modificare il passato ma solo imparare da ciò che è avvenuto per il proprio presente…la crescita della protagonista è metafora di un ingresso nell’età adulta, in cui si impara non a rassegnarsi, ma ad accettare la propria realtà. Così il Tempo si trasforma da nemico, quale ladro di spazio, ad amico come donatore di nuovi momenti esperienziali, dono di un “qui e ora” essenziali.

Alice cresce quando impara a riconciliarsi con l’esperienza della perdita. Infatti, Alice proprio quando diventa consapevole di aver perso il padre, la figura di un materno comprensivo, la casa, la barca, la sua adolescenza, il Cappellaio Matto e l’interno Mondo delle Meraviglie, proprio allora capisce che in quella perdita si cela il mistero più grande: perde tutto e allora guadagna tutto, perché trova sé! Infatti, tutto continua a vivere nei suoi “sogni e nel giardino della sua memoria”…Gli incontri avuti, anche se non più presenti, continuano ad esserci in altra forma: questa è la più grande Meraviglia delle Meraviglie!

Vorrei concludere questa mia riflessione con una significativa frase del libro di Alice nel Paese delle Meraviglie:

E se smettesse di sognare di te, dove credi che saresti?”

“Dove sono ora, naturalmente”, ribatté Alice.

“Niente affatto”, disse Piripù sprezzante.

“Non saresti in nessun luogo.

Perché tu sei soltanto un qualche cosa dentro il suo sogno.”

Abbiamo bisogno di essere collocati dentro il sogno dell’altro! Il desiderio genera la vita, come esperienza dell’ essere tenuti nella mente dell’altro…nel cuore desiderante nostro e altrui.

Per cui auguro a tutti di andare “Oltre il proprio Specchio” per trovare il Tempo in cui il sogno e la realtà si incontrano con la loro “Moltezza” come direbbe Il Cappellaio Matto, e godere pienamente di ciò che si è, nella propria forza e nella propria debolezza.

Un invito all’autenticità…al diventare sempre di più se stessi…perchè “tu sia veramente Tu”…come viene detto nel gioco linguistico del film…

Perciò buon viaggio…verso il vostro “Oltre”…alla ricerca del vostro “Vero TU”…